Capire gli investimenti: Asset Allocation, come si costruisce un portafoglio?

Che siate già abili investitori o semplici curiosi mossi dal desiderio di far crescere un capitale messo da parte (specialmente in momenti di difficoltà come questo), la strategia migliore per assicurarsi dei guadagni nel lungo periodo è collocare i propri risparmi investendoli in fondi comuni o in ETF. Entrambi sono degli strumenti di investimento, gestiti da professionisti del settore, che hanno come obiettivo la creazione di valore nel tempo tramite la raccolta di capitale e il suo investimento all’interno di mercati finanziari, scegliendo strumenti a più alto rendimento potenziale e con un grado di rischio accettabile.

Si tratta dunque di un vero e proprio “salvadanaio collettivo”, dove le risorse di risparmiatori grandi e piccoli confluiscono, permettendo al gestore del fondo di avere una maggiore capacità di acquisto, attuando una strategia di diversificazione più ampia rispetto a quanto si otterrebbe investendo in un unico strumento finanziario. 


Nella costruzione del portafoglio, l’Asset Allocation, la ripartizione dei rischi, tutela il capitale investito favorendone la crescita attraverso una selezione efficiente degli strumenti finanziari più performanti presenti sul mercato. Rispetto ad azioni “fai-da-te”, cioè ad un acquisto diretto in azioni o obbligazioni di una singola società in un singolo settore o Paese, affidarsi al risparmio gestito offre diversi vantaggi, tra cui anche vincoli normativi che impediscono di investire troppo in un singolo strumento finanziario (rischio di concentrazione).

Ogni fondo realizza quindi un’allocazione del risparmio raccolto presso gli investitori secondo una serie di criteri e gli approcci sono essenzialmente due: bottom-up e top-down.

APPROCCIO BOTTOM-UP

L’approccio bottom-up (letteralmente: dal basso verso l’alto) si basa su strategie che partono dalla selezione di singoli titoli o mercati. L’allocazione degli investimenti nel quadro globale risulta quindi dalla somma dei diversi titoli selezionati. In questo caso si vanno a scegliere le opportunità o i mercati con le prospettive considerate migliori, o comunque più convincenti, a prescindere dal contesto generale. Molto spesso gestori e investitori ricorrono a modelli “misti”, inserendo in una cornice top-down valutazioni e tecniche bottom-up, per avere una visione d’insieme senza trascurare le dinamiche del singolo titolo o mercato. 


APPROCCIO TOP-DOWN

L’approccio top-down (letteralmente: dall’alto al basso) parte dal generale per arrivare al particolare. Il primo passo consiste nel definire la distribuzione delle risorse fra le “macro asset class”: azionario, monetario, obbligazionario, o altro. A seguire, si procede con l’attribuzione dei pesi alle varie aree geografiche o ai settori: quanti Stati Uniti, quanta Europa, quanti Emergenti e così via; per poi stabilire quanti finanziari, energetici, IT, ecc. Infine, si individuano i singoli titoli in modo coerente rispetto ai primi due step. Questo approccio viene definito top-down proprio perché parte dall’alto, dal quadro generale, per poi scendere verso il basso, arrivando al titolo azionario/obbligazionario specifico.

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